SANDRO FOTI


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Storia della Comunicazione

RADIOAMATORI

STORIA DELLA COMUNICAZIONE
Nel corso degli ultimi 6000 anni si sono succedute 4 grandi rivoluzioni nel mondo delle comunicazioni.
La
Cultura Orale, che per trasmettere le informazioni usa la parola, la Cultura Manoscritta, che usa la scrittura, la Cultura Tipografica, che fonda la trasmissione del sapere sul libro stampato e la Cultura dei Media Elettrici ed Elettronici, nella quale le informazioni vengono inviate in modo sempre più rapido.
Queste rivoluzioni si sono succedute a ritmi sempre più rapidi. Tra l’invenzione della Scrittura e l’invenzione della Stampa sono passati circa 5000 anni, mentre tra la Stampa e la Radio sono passati solo 400 anni.
I primi graffiti incisi sulle rocce dall'uomo risalgono a più di 35 mila anni fa. Erano certamente più una forma d'arte, ma gettarono il primo seme per la nascita della scrittura, ovvero di un codice.
I disegni, chiamati "pittogrammi", potevano essere compresi da chiunque indipendentemente dalla lingua parlata.
Questo tipo di scrittura poteva però trasmettere solo concetti elementari: una serie di pittogrammi poteva raccontare che i cacciatori avevano abbattuto 5 prede, che uno di loro era stato ucciso e quali erano gli animali cacciati, ma non quanto fossero lontani dalla caverna i territori di caccia, o quanto tempo i cacciatori avessero atteso prima di far scattare la trappola.

La Cultura Orale.
Tutti gli animali comunicano tra loro, ma solo l’Homo Sapiens ha avuto il dono della parola.
Per millenni l’uomo ha trasmesso le proprie conoscenze con lo strumento della voce. Le informazioni passavano di bocca in bocca e procedevano a velocità pedonale. Il sapere doveva essere organizzato in modo da essere facilmente mandato a memoria. Il pensiero nasce in moduli a grande contenuto ritmico, in assonanze, in proverbi: “Rosso di sera, bel tempo si spera”.
Il Vecchio Testamento era conosciuto a memoria perché continuamente ruminato, ma anche perché espresso in versi molto ritmati.
Le società non-alfabetizzate non necessariamente erano società rozze e primitive. Basti pensare alla Grecia tra il 1700 e il 1100 a.C. In questo periodo i greci inventarono le città stato e la loro organizzazione sociale. In questa società nascono i contenitori ritmati del sapere, ovvero le poesie e la prosa.
Nella civiltà moderna abbiamo anche noi una situazione simile. Quanti ricordano a memoria i testi delle canzoni, anche in una lingua straniera?

La Cultura Manoscritta.
L’Homo sapiens apparve sulla Terra, 50000 anni fa, mentre il primo documento di scrittura risale a 6000 anni fa. Il merito della invenzione della scrittura va ai Sumeri della Mesopotania.
Gli Egizi inventarono il loro sistema intorno al 3000 a.C., i Cinesi nel 1500 a.C., i Maya nel 50 d.C. e gli Aztechi nel 1400 d.C.
Il sistema di scrittura inventato dai Sumeri fu chiamato “cuneiforme”, perché i segni grafici erano dei cunei disposti nelle forme più varie e veniva utilizzato per documenti amministrativi e contabili.
Successivamente si iniziò a riportare eventi storici e religiosi. In breve divenne la scrittura della corrispondenza internazionale, tanto che sono state ritrovate alcune tavolette anche in Transilvania.
Il cuneiforme sopravvisse per molti millenni riducendo il numero dei caratteri da 1200 a circa 500, ma alla fine fu soppiantato dall’alfabeto Fenicio-Greco-Romano. L’alfabeto Greco era una “tecnologia della parola”, in quanto possedeva una superiore efficienza fonetica. Nel contempo gli Egizi usarono a lungo i “geroglifici” (ovvero scrittura sacra incisa) per le iscrizioni religiose e monumentali. Successivamente svilupparono altri due stili: la Ieratica e la Demotica. Tutti e tre rimasero sistemi di scrittura ad immagini.
I numeri sono un altro esempio di ideogrammi moderni: un'operazione matematica viene letta da ciascuno nella propria lingua, ma mantiene sempre lo stesso significato.
Quindi alla metà del secondo millennio nel mediterraneo i principali tipi di scrittura erano: in Asia la cuneiforme, in Egitto la geroglifica, a Creta la lineare A, in Anatolia la pseudo geroglifica ittita.
Fu in questo periodo (xv e xvi secolo a.C.) che i Fenici introdussero una forma di scrittura che è stata definita un “sillabario” ed è riconosciuta come la madre di tutti gli alfabeti del mondo.
Il sistema di scrittura fenicio e i suoi derivati, l’aramaico, e l’ebraico, avevano preparato il terreno a una rivoluzione nel campo delle comunicazioni. L’alfabeto greco (700 a.C.) operò una rivoluzione non considerando le sillabe, ma dividendo il suono in componenti fonetiche astratte cioè in consonanti e vocali. Dalla struttura del greco antico discesero direttamente l’etrusco (650 a.C.) ed il latino (550 a.C.) dal quale discende direttamente l'alfabeto che utilizziamo ancora oggi.
Da qui la nascita dei libri, ed un susseguirsi degli amanuensi, delle prime personali biblioteche.
La memoria venne lasciata a impigrire e tuttora, nella civiltà della televisione, risulta una facoltà per giochi a premi!
Albert Einstain, alla domanda “Qual è la velocità del suono?” rispose “Non lo so, non mi imbottisco la memoria di dati, che posso trovare in un libro”.
Nel Medioevo la lettura avveniva a voce alta, anche nelle biblioteche. I testi, infatti, non erano facili da leggere, in quanto non era accurata la separazione delle parole e l’ortografia e la grammatica non erano tenuti in gran conto. Ad ogni modo la pratica della lettura era poco diffusa. Solo i Sacerdoti e gli uomini di potere erano capaci di leggere e scrivere. I libri si accumulavano presso le cattedrali ed i conventi. Alcuni di questi sono giunti a noi salvandosi da incendi e saccheggi.

La cultura Tipografica (la stampa).
L’invenzione della stampa provocò una vera e propria rivoluzione nel mondo della comunicazione.
La stampa nacque intorno al 1450 ad opera di un orefice che si chiamava Johannes Gensfleisch detto Gutenberg. Gli elementi necessari furono sostanzialmente: la carta, l’inchiostro, il torchio e i caratteri mobili di piombo. Con molta probabilità uno dei primi libri fu la “Bibbia di 42 righe”. Si racconta che il finanziatore della stampa si recò alla Sorbona di Parigi e vendette un gran numero di copie fino all’arrivo della polizia a cui dovette spiegare la provenienza di tutte quei libri.
I primi libri stampati assomigliavano letteralmente ai manoscritti degli amanuensi. Forse perché quello era lo stile, o forse perché lo stampatore voleva ingannare l’acquirente? Alcuni secoli più tardi le carrozze ferroviarie erano uguali alle carrozze trainate dai cavalli.
All’alba del 1500 i libri erano in latino per il 75%, in italiano per il 7.5%, seguivano il tedesco ed il francese. Quasi la metà era a carattere religioso, ed in Italia oltre il 50% dei libri erano stampati a Venezia.
Nacque in quel periodo il problema del Copyright, ma ricco di inconvenienti in quanto ogni sovrano concedeva privilegi solo sul proprio regno.
Grazie a Gutenberg la lettura divenne per molti un piacere e un passatempo. Con la nascita dei manuali si scopri la figura dell’autodidatta.
Intorno al 1600 nascono le prime riviste accademiche e scientifiche ed i primi periodici. Solo nel 1660 però i giornali assunsero la veste di quotidiani. Nel 1680 il Frankfurter Journal tira ben 1500 copie e nel 1800 il giornale da èlite diventa di tutti.

La Cultura dei Media Elettrici ed Elettronici.
Intorno ai primi del 1800 si verificò una nuova rivoluzione nel campo delle comunicazioni. Fino a questo momento le informazioni viaggiavano alla velocità del messaggero attraverso le “vie di comunicazione” ovvero strade, fiumi, rotte navali, in rapporto stretto tra percorso e parola scritta. Nel 1793 in piena
rivoluzione francese il governo trasmetteva ordini da Parigi a Lille utilizzando un telegrafo ottico inventato da Claude Chappe. I messaggi erano però molto elementari. Un grande salto avvenne con l’avvento del telegrafo di Samuel Morse nel 1832. Con il telegrafo lo “spazio” ed il “tempo” svanirono. E’ l’inizio del Villaggio Globale. La rapida evoluzione del sapere scientifico e tecnologico che caratterizzò i primi anni del xx secolo portò nel 1895 alla nascita del telegrafo senza fili di G. Marconi. Successivamente del telefono di A. Meucci, il cinema dei fratelli Lumiere, il fonografo di T. A. Edison, della fotografia di L.J. Daguerre. Nel 1900 tutte queste invenzioni subirono miglioramenti tecnologici notevolissimi dalla radio alla televisione, dalla fotocopiatrice al alla telescrivente, al computer.
I primi programmi di radio diffusione risalgono al 1920 in America, mentre in Italia giunsero nel 1921. Nel 1933 E.H. Armstrong inventò la modulazione di frequenza e nel 1936 iniziarono a Londra le prime trasmissioni televisive. L’esercito americano commissionò nel 1946 la costruzione del primo calcolatore e a partire dal 1962 si utilizzano i satelliti per le telecomunicazioni.
Con l’ingresso dell’informatica nel mondo delle comunicazioni è cambiato il modo di leggere e di scrivere, perché è cambiata la forma dei testi. Si è passati dal testo fisico (libro) al testo virtuale del computer, ma anche e soprattutto, dal testo all’ipertesto che attraverso opportuni collegamenti consentono al lettore diversi cammini.
Quante sono a tutt’oggi le forme di scrittura usate nel mondo? Il cinese, il giapponese, il coreano, l’arabo, l’ebraico, il russo, il cirillico. Distinzione e caratteristica della propria cultura di ciascun popolo.
Ma perché le lettere del nostro alfabeto hanno la forma che conosciamo. Esistono diverse teorie che cercano di spiegarlo, una della quali mette in relazione la grafia con la posizione delle labbra, della lingua e, in generale, con i movimenti del viso nel momento in cui una certa lettera viene pronunciata.
Tuttavia questa interpretazione appare convincente solo per alcune lettere, per esempio, per la "O".
Anche l'ordine alfabetico è un mistero irrisolto.
Gli alfabeti creati a tavolino, come quello coreano o il cirillico, che la leggenda vuole realizzato da San Cirillo nell'anno 861 d.C., seguono l'ordine alfabetico adottato fin dalle origini senza nessuna innovazione.
Altrettanto arbitraria è la direzione della scrittura, tanto è vero che si scrive da sinistra a destra in Occidente, da destra a sinistra nei Paesi Arabi, dall'alto in baso in Cina e l'etrusco si scriveva una riga in una direzione e la seguente nella direzione opposta.
L’uomo di oggi fa ormai una “indigestione di informazioni”. Negli posti di lavoro l’elemento unificatore della comunicazione è il computer, ben più usato del telefono o dei fax. Abbiamo imparato a lavorare in uffici “paperless” (senza carta) e le nostre case sono “telematiche” e la città “cablate”, usiamo SMS, videofonini, chat in internet, ecc., ma quando incontriamo il vicino di casa in ascensore, diciamo un solo e scarno “Buona sera”!
E oggi, ai nostri tempi, cosa succede? Ritorniamo ad usare i pittogrammi come gli antichi Egizi? Per spiegare se la frase in una e-mail deve essere letta in modo ironico, inseriamo una faccina!!!.

La stele di Rosetta.
La pietra in basalto nero di Rosetta, grande quanto la ruota di un carro, venne alla luce il 19 luglio 1799. Mostra tre sezioni di scrittura: nella parte superiore ci sono 14 righe in geroglifico: 22 in demotico nella parte centrale e 54 righe in grafia maiuscola greca nella parte più bassa. Confrontando una copia dei tre testi, un diplomatico svedese esperto di lingue orientali, Akerbald, dimostrò che i nomi dei re, nella parte greca, comparivano nella stessa posizione nel testo demotico e avanzò con una certa sicurezza l'ipotesi che le tre sezioni fossero la traduzione di un unico testo: un protocollo del collegio sacerdotale di Menfi, datata 27 marzo del 196 a.C., che esaltava Tolomeo V Epifane per la sovvenzione accordata a un tempio. Fu una benedizione che in epoca tolemaica, quando le funzioni di governo erano tutte affidate a greci e greca era la lingua ufficiale, gli atti pubblici avessero pubblicazione bilingue, in egizio e in greco.
(da
http://www.anticoegitto.net/rosetta.htm)

La comunicazione nel mondo animale.
La comunicazione è indispensabile per la sopravvivenza nel mondo animale. In genere i segnali di corteggiamento sono quelli più spettacolari. Diversi segnali sono invece necessari durante il periodo della crescita dei piccoli, e ancora i segnali di minaccia emessi per avvertimento.
Nelle società più complesse (le scimmie, per esempio) non esistono soltanto segnali di allarme o di caccia, ma anche segnali che aiutano a tenere contatti tra membri del gruppo.
L'uomo ha imparato a sfruttare il mondo animale per le proprie comunicazioni. Durante l'assedio di Parigi del 1870, i colombi viaggiatori trasportarono oltre due milioni e mezzo di messaggi.

Comunicare con i segni o i gesti.
La vita sociale è piena di gesti, che usiamo per sottolineare le nostre parole e a volte per sostituirle del tutto.
Se durante il pasto un amico vi dice qualcosa che non approvate, se avete la bocca piena non potete far altro che fare un gesto con la testa e solo dopo aver inghiottito è probabile che chiarirete il vostro gesto.
La stretta di mano ha perso il significato originale (si porgeva la mano senza armi). Benché oggi nessuno pensi all'origine del gesto (amicizia) il suo valore non è diminuito.
I gesti hanno un valore diverso tra popolazioni. Per esempio per gli antichi Romani il "pollice verso" significava "uccidilo", mentre in India lo stesso gesto ha un significato molto offensivo.
Togliersi il cappello è una forma di rispetto e saluto, come anche l'inchino davanti ai Reali.
Wiston Churchill rese popolare durante la seconda Guerra Mondiale il gesto della "V di vittoria". Per gli americani il pollice e l'indice contrapposti significa tutto bene. E le corna? Usato per scongiurare le calamità di qualsiasi genere?
Se incontrando un amico dall'altra parte della strada indico in sequenza in miei occhi, poi l'orologio, poi alzo la mano con le cinque dita aperte credo che sicuramente capisca l'intenzione di fissare un appuntamento con lui per le 05:00.
Nel traffico automobilistico i gesti sono innumerevoli. I più importanti sono chiaramente quelli del vigile ad un incrocio. Anche nel traffico aereo a terra o su una portaerei, in condizioni di rumore molto elevato, i gesti sono insostituibili.

Comunicare con luci.
In automobile, con i fari possiamo invitare un altro automobilista a passare o viceversa avvisarlo che non lo lascerò passare. Con le quattro frecce lampeggianti possiamo "lasciare la macchina in seconda fila o dove vogliamo" (o non è così?).
Il faro su uno scoglio segnala la propria posizione alle navi.

Comunicare con il colore.
Il semaforo è la forma di comunicazione per colori più diffusa. Il colore rosso infatti si associa a una situazione di emergenza o di pericolo, come il bottone di allarme sull'ascensore, il rubinetto dell'idrante antincendio o il blocco di emergenza della scala mobile. Il verde invece è natura quindi indica una situazione normale.
Anche con i colori, come per i gesti, ci sono differenze di significato tra popolazioni del mondo. Mentre il colore che noi associamo al lutto è il nero, per i popoli orientali invece è il bianco.
Nell'industria il colore indica materiali e funzioni. Pensiamo ai fili elettrici colorati uno rosso e uno nero che indicano il positivo e il negativo, o il filo giallo e verde che indica la massa a terra. O le resistenze elettriche che, con una sequenza di colori, indicano il loro valore in Ohm.

Comunicare con immagini, carte e disegni.
Le informazioni ottenibili da una carta nautica, o da una cartina stradale sono tantissime. Nel mio lavoro il disegno delle opere è fondamentale per il cantiere che con esso dispone di tutti i dati per la costruzione. I disegni sono una rappresentazione bidimensionale ed in scala della realtà. Pur essendo bidimensionali comunque contengono tutte le informazioni per una visione dell'elemento nello spazio. Prendiamo ad esempio una carta nautica. Le linee (batimetriche) indicano al pilota della nave la profondità del fondale, eventuali relitti, le boe ed il codice di ogni segnalazione luminosa. Una carta aeronautica riporta tutti i dati dell'approccio all'aeroporto e le frequenze radio della torre di controllo. O più semplicemente una cartina stradale, il nome delle vie e delle piazze. Ma tutte comunicano le informazioni di una rappresentazione in scala della realtà.
I simboli integrano le informazioni dei disegni. Si pensi ad un circuito elettronico con i segmenti a zig zag che indicano delle resistenze o le linee e spirale che indicano delle bobine. Questi simboli hanno una interpretazione internazionale e permettono di leggere (e anche costruire) un circuito tra persone che non parlano la stessa lingua. Un altro esempio di rappresentazione a simboli, con comprensibilità mondiale, è la musica. Le note sul pentagramma possono essere lette e suonate da tutti nel mondo.
La chimica ha una sorprendente "stenografia". H2SO4 ovvero acido solforico, un po' pericoloso negli impianti che si progettano nella società dove lavoro.
Se ad esempio voglio invece rappresentare una variazione di dati nel tempo, il modo più classico è quello del grafico (magari di Excel).

Comunicare con la pubblicità.
Il potere delle pubblicità trasforma in indispensabile anche qualcosa di superfluo. Una pubblicità corretta informa l'utente dei prodotti e della gamma di scelta possibile. Altro è invece la pubblicità ingannevole. Ultimamente si stanno verificando molti casi per fortuna spesso sanzionati dalle autorità.
Se dico: "dalle 20:00 alle 24:00 puoi risparmiare corrente elettrica se hai il contatore elettronico. Telefona al numero verde". Oppure: "dalle 20:00 alle 24:00 puoi risparmiare corrente elettrica. Se hai il contatore elettronico, telefona al numero verde". La punteggiatura è importante!
Se "telefoni gratis per sempre" e poi sotto c'è scritto fino a 500 ore? E' per sempre o per 500 ore? Verba volant?.

Comunicare per propaganda elettorale.
Lo scopo principale è diffondere le proprie idee o quelle del proprio partito. Per i politici i fatti e i ragionamenti non sono strumenti persuasivi degli elettori. Gli strumenti persuasivi sono invece ciò che tocca la vita quotidiana della gente. Ed ecco che spesso i politici si paragonano ai propri elettori.

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